Fino a qualche anno fa era un mito.
Televisioni, giornali se lo contendevano.
Una sua frase, un suo accenno a qualche trattiva di mercato valevano oro.
Parlo di Big Luciano, nel periodo di massimo splendore quando era al comando della Juventus.
Ma la storia ci insegna che anche i più potenti vengono traditi e abbandonati, quando la loro stella tramonta.
Così è successo anche a Moggi.
Oggi c'è una sentenza da rispettare, che parla di associazione a delinquere, accusa grave ed infamante, ma non è questo il punto.
La mia riflessione riguarda l'uomo.
Appena scoppiò lo scandalo tutti a condannare, biasimare.
Nessuno riconosceva amicizia con quello che fino a poco prima era il personaggio più potente del calcio italiano.
Poi le cose cambiano, i contorni di calciopoli si fanno meno netti.
Escono fuori altre intercettazioni che coinvolgono altre squadre.
Allora i vecchi amici si rifanno sotto, Luciano non è più da evitare. Partecipa a trasmissioni televisive, scrive per i giornali e molti si dichiarano suoi amici.
Un pò di telefonate in federazione o qualche arbitro amico? Tutti le facevano, solo che poi hanno intercettato solo la Juve.
Nasce il pertito trasversale con capo gli Agnelli, i revisionisti, quelli del tutti colpevoli, nessun colpevole.
Calciopoli diventava farsopoli.
Ma ecco che giunge la sentenza con l'inaspettata condanna.
Il primo distinguo lo fa proprio la Juve che dichiara la propria estraneità, come a dire Moggi è condannato per frode sportiva, cioè truccava partite senza favorire la squadra per cui lavorava.
Difficile da credere, anche per Moggi stesso.
Dopo la sua squadra sono i media a fare un passo indietro, ora c'è una sentenza di un tribunale, mica quelle del Processo di Biscardi!
Moggi è di nuovo un uomo solo, pronto a combattere,e a far valere le sue ragioni, ma pur sempre un uomo sconfitto.
0 commenti:
Posta un commento